Still in Love dell'Alberico

Il Lhasa Apso è tra le razze più antiche : le sue origini si perdono tra la realtà e le leggende del Tibet, dove era considerato un animale sacro. E’ un cane dal mantello particolare attraente e ricco, con gli occhi nascosti da un abbondante ciuffo e dallo sguardo particolare che sa di orientale. In Italia non sono molto conosciuti e diffusi, a differenza dell’estero dove sono molto apprezzai.

Chi si accosta al lhasa apso, sa che con esso si affaccia ad osservare “il tetto del mondo”, sa che gli occhi penetranti di questo cane hanno guardato, silenziosi ed attenti, secoli di storia. Se per centinaia di anni ha attraversato, piccolo cane leone, i luoghi di Buddha, ancora oggi, altero e regale, incede con il suo fare imperioso attraversando la quotidianità dei nostri tempi, rendendoli, forse un po’ meno banali, conferendogli almeno una sorta di sacralità con quel leggero tocco che hanno certe piccole creature “divine”. Per noi smaliziati uomini moderni forse fissare gli occhi di un lhasa significa ancora ritrovare la leggenda e la storia in un mondo che corre: lo ” spirito leone” di un dio nel suo “cane leone”.

tre-quarti-di-luna-leon5

Stiamo parlando del Tibet. E quando il Dalai Lama visitò l’impero Manchu nel 1653 la popolarità e la passione per il piccolo cane leone, ora conosciuto come Lhasa Apso, erano cresciute al punto tale che si vedeva in lui il simbolo religioso buddista per eccellenza. Questo, come vedremo, avrà la sua influenza nella storia della razza e nella sua diffusione.

Fin dall’antichità, per via della loro religione, i Tibetani avevano grande considerazione degli animali e, di questo cane in particolare, essi punivano l’uccisione o il maltrattamento con estrema severità.

Il binomio Lhasa/Dalai Lama era pressochè inscindibile, tanto che nei suoi spostamenti o, come spesso avvenne nella storia, nei suoi esilii, i vari Lama che si succedettero erano sempre seguiti dai loro fedeli compagni

Questi cani hanno un importante significato religioso nel lamaismo…… come simboli viventi di una leggenda, essi richiamano l’occasione in cui Buddha fu salvato dai leoni quando si perse nella foresta. I monaci tibetani, non avendo mai visto leoni, tentarono, con incroci su incroci, attraverso piccoli cani, di crearne uno il più possibile somigliante al Re della foresta. Dopo sperimenti durati centinaia di anni produssero il Fu-kao (“cane Buddha”)

Avendo creato e fissato la razza, la riservarono esclusivamente al Grande Lama…… i cani leoni del Lama Pankan lo seguivano ovunque. La loro cura era affidata al primo ministro religioso Lo.

I Tibetani sono psichicamente forti, coraggiosi e controllati dal punto di vista emozionale, indipendenti, allegri, cortesi e disponibili con gli amici, ma riservati con gli estranei. Se prendiamo atto di tutto ciò e consideriamo che i Lhasa Apso rispecchiano in pieno il popolo che li ha creati, comprenderemo molto meglio gli aspetti peculiari del loro carattere.

Il Lhasa Apso è una delle più versatili razze canine. E’ un cane da compagnia che può dare grandi soddisfazioni in esposizione, adatto ad eseguire esercizi di agilità ed anche un ottimo guardiano, nei limiti della sua taglia. Offre al suo padrone amore, devozione, allegria e una costante sorveglianza, caratteristiche non  molto frequenti in cani di piccole dimensioni. Un Lhasa si trova ovunque a suo agio, non ha difficoltà a vivere in un piccolo spazio perché le sue dimensioni ragionevolmente ridotte ed il suo carattere riservato ne fanno un compagno discreto e piacevole; inoltre, la sua apprezzabilissima capacità di imparare presto la disciplina igienica lo rende ospite doppiamente gradito in casa. Diversamente chi vive in campagna avrà modo di poter apprezzare le sue non indifferenti dotidi rusticità e tempra, si dimostrerà un valido compagno di passeggiate nei campi o in montagna poiché non soffre il caldo o la fatica. Sia che vive in città, sia che vive in campagna, a un cosa, comunque, non potrà assolutamente rinunciare: ovviamente, all’amore del suo padrone. Solo questo è sufficiente ad annullare ogni problema di ambientamento, perché conferisce all’habitat un ruolo marginale e non più di primaria importanza.